L’itinerario che comprende il centro storico di Ostia può avere inizio dal piazzale di fronte alla chiesa di Santa Maria Regina Pacis, l’edificio simbolo della Nuova Ostia Risorta fin dalla sua fondazione.
Scendendo la larga scalinata posta di fronte al tempio si giunge al Corso Regina Maria Pia: sull’angolo di sinistra tra questa strada e via Celli si trova un complesso composto da due palazzine, progettate nel 1929 da Enrico Vallini in collaborazione con un giovanissimo Luigi Moretti, che sono un importante esempio dell’architettura romana di transizione tra le modalità compositive tradizionaliste e quelle che fanno riferimento ai principi del Movimento Moderno.
Più avanti, sul lato destro della strada, affaccia la caserma dei Vigili del Fuoco, interessante edificio razionalista costruito nella seconda metà degli anni ’30 dall’Impresa Giovannetti.
E. Vallini, L. Moretti, Palazzine in via A. Celli, 1929
Fino alla Seconda Guerra Mondiale, insieme al tratto urbano della via del Mare questo tracciato (che prosegue con la via degli Acilii) rappresentava il principale asse cittadino perpendicolare alla costa: alla chiesa Santa Maria Regina Pacis, che costituiva la sua testata verso l’interno, si contrapponeva infatti quale sfondo sul Tirreno il grandioso stabilimento balneare Roma, purtroppo oggi scomparso perché distrutto nel 1943 dalle truppe tedesche.
Progettato nel 1922 da Giovan Battista Milani e inaugurato il 10 agosto del 1924, il Roma era composto da un edificio a terra, che riproduceva pedissequamente le forme dei frigidaria delle terme di età imperiale, e da una rotonda a mare, su due livelli, che era un vero e proprio condensato di stili architettonici: si riconoscevano, infatti, rimandi alle architetture romane, bizantine e gotiche, nonché ai padiglioni liberty realizzati in Italia e in Europa negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Una larga passerella collegava le due strutture, i cui interni erano decorati con pitture di ispirazione pompeiana realizzate dal noto pittore Antonino Calcagnodoro. I resti dei piloni in cemento armato della rotonda sono tuttora visibili sotto la superficie dell’acqua dall’arenile dello stabilimento Lido.
Lo stabilimento balneare “Roma” in una veduta aerea degli anni ‘30
Alla sua conclusione via Celli interseca il lato di ponente della piazza Giuliano della Rovere, nella quale alcuni fabbricati d’epoca convivono con costruzioni più moderne. Voltando a destra si imbocca la via dei Misenati, che è caratterizzata sul lato verso il mare da una ininterrotta e suggestiva quinta di edifici realizzati negli anni ’20 e dalla quale ha inizio l’isola pedonale del centro storico di Ostia, sede di numerosi ristoranti, bar e negozi di vario genere.
La via dei Misenati sfocia in piazza Anco Marzio.
Da sempre principale luogo d’incontro per la popolazione di Ostia Lido, ancora oggi questo ampio spazio aperto mantiene quasi inalterata la sua atmosfera originaria: è il posto ideale per chi vuole prendere un caffè, un gelato, un aperitivo, approfittare della vasta scelta di locali per il pranzo o la cena oppure assaggiare i krapfen sganciati da un piccolo dirigibile meccanico, famosi anche a Roma. La piazza, già prevista nel Piano Regolatore Generale del 1916 e inizialmente denominata Grande Piazzale Popolare, gode di una posizione invidiabile, perché affaccia sul lungomare con un piccolo giardino dove nel 1993 è stata collocata la statua di Pietro Consagra dedicata a Pier Paolo Pasolini.
Piazza Anco Marzio un una foto d’epoca
piazza Anco Marzio oggi
Su di essa affacciano alcune architetture di pregio, come il grande fabbricato progettato nel 1929 da Edmondo Del Bufalo.
I due edifici più interessanti formano tuttavia le testate della piazza sul lungomare.
A levante si erge la mole del cosiddetto Palazzo del Pappagallo, che occupa il lotto dove in origine era prevista la costruzione di un grande albergo di ispirazione liberty. Il lato opposto è invece occupato da due villini gemelli costruiti alla metà degli anni Venti, la cui facies rimanda alle coeve tematiche del barocchetto romano, in questo caso condite con inedite e accattivanti suggestioni neomedievali. Il loro fronte principale affaccia sul lungomare, che a poca distanza incrocia il Viale della Marina formando la suggestiva Piazza dei Ravennati, luogo cardine di Ostia anche in virtù della presenza di un grande pontile sul mare.
L’esedra della Piazza dei Ravennati è chiusa verso terra da due costruzioni: l’edificio di destra, realizzato nel 1929, è un’opera dell’architetto Mario Marchi nella quale ancora una volta si evidenzia il passaggio dall’impostazione classicista di base verso i principi compositivi dell’architettura moderna.
Continuando sul lato di levante del Viale della Marina si giunge a uno slargo dal quale si origina la via Lucio Coilio, il cui andamento curvilineo rispecchia la volontà degli autori del piano regolatore del 1916 di dotare la cittadina di un tessuto stradale mai monotono e coerente con la loro ipotesi di città giardino e di ridente borgata balneare. Su questa strada si possono ammirare ancora oggi degli edifici di notevole valenza estetica e ambientale, pregevoli esempi di quello che era il palinsesto urbano originario di Ostia.
Si ritorna in Piazza Anco Marzio e poi, girando a sinistra, si prende via della Stazione Vecchia, dove affaccia un altro interessante edificio progettato nel 1928 da Enrico Vallini e Luigi Moretti.
La palazzina, il cui ingresso è su via di Santa Monica, denuncia una matrice che deriva dall’ispirazione al barocchetto romano con spunti tratti da un repertorio nel quale si mescolano dettagli medievali e rinascimentali. Nonostante l’eclettismo dell’immagine complessiva, nell’uso disinvolto dei dettagli e nel rigore compositivo rappresenta un interessante esempio della fase di transizione tra le architetture tradizionaliste e quelle moderne.
U. Travaglio, villino in via L. Coilio, 1923
E. Vallini, L. Moretti, palazzina in via di S. Monica, 1928
Via della Stazione Vecchia sbocca in una grande piazza, oggi in apparenza quasi informe ma che in origine costituiva invece uno spazio urbano la cui progettazione coerente e unitaria risulta chiaramente percepibile osservando le foto d’epoca. Il settore dove oggi si trova il parcheggio che fronteggia l’ingresso al luna-park era in effetti occupato dalla stazione della ferrovia Roma-Ostia; il terminal, che è stato distrutto nel 1943 dalle truppe tedesche, insieme al suo quasi gemello di Roma-Piramide era stato disegnato nel 1920 dal noto architetto Marcello Piacentini.
La piazza e i suoi immediati dintorni formavano il cosiddetto ‘Centro Civico’, previsto nel Piano Regolatore del 1916 e che nelle intenzioni dei suoi estensori doveva assumere la facies di un vero e proprio ‘Foro’.
Fortunatamente, anche se la stazione è scomparsa, si è mantenuto quasi intatto il fronte rivolto verso il mare, che è occupato da un intensivo costruito al posto di un albergo già previsto in precedenza e, a ponente, da un complesso abitativo arricchito da numerosi dettagli decorativi che denunciano la sua datazione alla metà degli anni Venti.
Lo spazio urbano attualmente è dominato dalla delegazione comunale, una suggestiva opera realizzata tra il 1924 e il 1926 da Vincenzo Fasolo.
Proseguendo su Corso Regina Maria Pia dopo poche decine di metri si raggiunge la base della scalinata della chiesa Regina Pacis, ritornando quindi al punto di partenza dell’itinerario.
Veduta aerea della piazza della Stazione negli anni ’30