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Ostia: il piano regolatore del 1916

Ostia: il piano regolatore del 1916
Cultura

Ostia: il piano regolatore del 1926 Ostia moderna non sarebbe mai esistita se non ci fosse stata la preventiva opera di bonifica del territorio, fortemente voluta dal Governo Nazionale dopo l’Unità d’Italia e attuata tra mille difficoltà dall’Associazione generale operaia braccianti del Comune di Ravenna a partire dal 1884.

La nascita vera e propria dell’insediamento si deve invece alla tenacia di Paolo Orlando, l’ingegnere genovese che ha dedicato la sua esistenza alla realizzazione del sogno di dotare la capitale di un affaccio sul Tirreno.

L’idea iniziale di Orlando è quella di creare a Ostia una borgata marittima, dotata di un porto nel settore di levante e di un canale navigabile che avrebbe consentito la comunicazione tra il mare a la nuova zona industriale dell’Urbe, in via di realizzazione nei pressi della Basilica di San Paolo. A tale scopo, insieme ad altri soci, nel 1904 costituisce il “Comitato Pro Roma Marittima per il Porto di Roma e la Navigazione del Tevere e del Nera”, che riesce subito a ottenere i fondi per i lavori di prolungamento della Via Ostiense da Ostia Antica fino al mare.

Due anni più tardi al Comune di Roma viene concessa in uso perpetuo una fascia costiera lunga 7 km e larga in media 70 m e, nel 1908, il diritto di esproprio del settore di territorio a essa contiguo per una profondità di altri 500 m. Su quest’area nel 1916 viene predisposto il Piano Regolatore di Ostia Nuova, redatto da una sottocommissione dell’Associazione Artistica tra i Cultori di Architettura di Roma composta da Vincenzo Fasolo, Tullio Passarelli, Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini, che si prefigge lo scopo di soddisfare un programma molteplice – sede dell’utopistico e mai realizzato porto marittimo della capitale e, nello stesso tempo, ridente borgata balneare e moderno quartiere cittadino, utile per il necessario decentramento della popolazione dell’Urbe.

Lo strumento urbanistico, ispirato nei suoi principi alle tematiche internazionali della ‘città giardino’, prevede un’attenzione particolare per la morfologia del terreno, che si configura come una successione di tre sistemi dunali disposti parallelamente alla linea di costa.

Le strade assecondano le curve di livello e si snodano sinuose in mezzo a aree destinate a verde, mentre le costruzioni sono soprattutto a carattere estensivo e la tipologia prevalente è quella del villino unifamiliare, anche se non mancano edifici intensivi, previsti soprattutto nell’area di ponente, nonché strutture per la ristorazione e a carattere alberghiero, destinate a soddisfare le necessità dei turisti e dei gitanti giornalieri.

Il Viale del Comitato, prolungamento della Via Ostiense all’interno dell’abitato, scinde la città in due parti: il settore di ponente, più popolare, dove insieme alle abitazioni si attestano gli edifici collettivi, e quello di levante, con connotazione elitaria e maggiormente dotato di verde pubblico e privato.

Nella zona della stazione ferroviaria di collegamento tra Roma e Ostia, posta in posizione centrale e molto vicina al mare, in modo da favorire gli spostamenti a piedi di chi arriva sul litorale utilizzando il treno, sorgono le principali strutture ricettive, composte soprattutto da bar e ristoranti.

Vicino alla stazione è previsto il centro civico, con la chiesa, il mercato, le scuole e la delegazione comunale. Alberghi, anche di grandi dimensioni e di lusso, devono ospitare i turisti, attratti dalla bellezza del luogo e dal beneficio dei bagni di mare. Gli esperti ritengono infatti che le caratteristiche climatiche del luogo rendano Ostia particolarmente idonea alle cure elioterapiche e salsoiodiche: non è un caso che il primo edificio pubblico a essere previsto sul litorale sia l’ospizio marino, destinato alla profilassi antitubercolare infantile e progettato fin dal 1915 da Marcello Piacentini.

Seguendo le indicazioni del PRG il tessuto urbano si sviluppa in maniera coerente attraverso la costruzione di edifici la cui facies riecheggia il garbato eclettismo in voga nella capitale: nell’edilizia privata domina soprattutto il barocchetto, ma non mancano suggestioni liberty o medievaleggianti e spunti formali tratti dalla vicina Ostia Antica. Ovviamente l’impegno compositivo maggiore si concentra sugli edifici pubblici, che vengono affidati ad alcune tra le principali figure del panorama professionale italiano: Giulio Magni (la chiesa “Santa Maria Regina Pacis”), Vincenzo Fasolo (la sede della Delegazione Comunale), Marcello Piacentini (la stazione ferroviaria e, come detto, l’ospizio marino). Sorgono nel frattempo i primi impianti balneari, e tra questi il Roma – progettato da Giovan Battista Milani e primo stabilimento al mondo realizzato in cemento armato – frequentatissimo dall’aristocrazia e dall’élite politica capitolina e che diventa da subito il simbolo della nuova cittadina.

Il PRG del 1916 determina lo sviluppo di Ostia durante gli anni Venti; ritenuto inadeguato a soddisfare le necessità di crescita della città, nel 1929 viene integrato da una variante e, nel 1933 è sostituito da un nuovo Piano Particolareggiato che scaturisce dal PRG di Roma del 1931.

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