Superato il ponte di via di Castelfusano sul Canale dei Pescatori, dopo circa 200 metri si gira a sinistra e si incontra un sentiero che conduce a Villa Sacchetti, oggi Chigi.
Del Castrum Fusani menzionato nelle fonti del XIII secolo, sia esso stato un vero e proprio castello o un casale fortificato (o più casali riuniti), non si ha traccia: probabilmente l’antica struttura non si trovava nell’area dove sorge l’edificio attuale.
Prima del XVII secolo nel sito erano state impiantate alcune vigne; presso una di queste, vicina alla via Severiana e al Canale dello Stagno, si era sviluppato un piccolo insediamento. Nel 1620 il terreno venne acquistato da mons. Giulio Sacchetti (illustre esponente, assieme al fratello Marcello, della comunità toscana a Roma), che in seguito acquisì altre terre, fino a possedere un fondo di più di 2000 ettari.
Nel 1623 Giulio Sacchetti, divenuto cardinale, affidò a Pietro da Cortona la realizzazione del nuovo casino e delle sue decorazioni pittoriche. Si devono direttamente all’artista, con ogni probabilità, la cappella, le torrette e l’altana.
L’edificio, eretto nelle sue linee generali tra il novembre del 1624 e la metà del 1629, è solido, a tre piani su pianta quadrilatera. Agli angoli ci sono 4 torrette basse; presenta inoltre un’altana, decorata da torrette belvedere. In vari punti della casa sono visibili alcune importanti iscrizioni antiche, nonché frammenti di sculture romane (Casa dei Guardiani, piazzale). Sia sulla fronte che all’interno sono stati incisi numerosi versi, dettati da Giulio Sacchetti e, successivamente, da Sigismondo Chigi.
Agli inizi del XVIII secolo gli eredi di Giulio Sacchetti diedero avvio alla piantumazione dei pini, determinando la progressiva scomparsa della vigna. Nel 1755 il castello venne acquistato dal principe Agostino Chigi.
Verso la fine del XIX secolo Sigismondo Chigi fece estrarre i basoli antichi della via Severiana, che furono successivamente utilizzati per lastricare il grande viale che dal Castello conduce al mare (oggi viale Mediterraneo). Agli inizi del Novecento, grazie anche all’opera di Rodolfo Lanciani, gran parte dei basoli vennero riposizionati sull’antico tracciato.
Nella Villa Chigi il soggetto principale degli affreschi, iniziati alla fine del 1627, è il paesaggio naturale circostante. Parte delle opere furono eseguite da altri artisti, sempre sotto la supervisione di Pietro da Cortona: i più famosi sono Andrea Sacchi e Alessandro Salucci (decorazioni ornamentali della volta).
Notevoli sono gli affreschi della cappella: sui quattro oculi della volta sono raffigurate scene della Creazione della Terra e, nel riquadro centrale, la Creazione di Eva; queste opere danno avvio a un ciclo di scene ancora tratte dall’Antico Testamento, che prosegue nelle stanze adiacenti. Lungo le pareti sono raffigurate scene della vita di Cristo: la Vocazione di Pietro e Andrea, San Giovanni nel deserto, San Francesco, Battesimo di Cristo, Cristo e la Samaritana, la Maddalena. Dietro l’altare si può ammirare una Adorazione dei Pastori, con ai lati la Fuga in Egitto e Noli me tangere.
Estratto da: S. Lorenzatti (a cura di), Ostia. Storia, ambiente, itinerari, Roma 2007
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