Il prolungamento del Lungomare Duilio, reso possibile nel 1931 dallo svincolo delle aree sulle quali il Piano Regolatore del 1916 prevedeva la realizzazione del porto industriale, consente la fruizione al pubblico degli splendidi arenili di levante di Ostia Lido, che, in virtù della loro vicinanza con la pineta di Castelfusano, sono in effetti caratterizzati da una straordinaria valenza paesaggistica e naturalistica.
Nel 1933 la Capitaneria di Porto di Civitavecchia predispone quindi un bando per la costruzione in quest’area di tre stabilimenti balneari, che nelle dotazioni e nei servizi offerti devono soddisfare a ben precisi requisiti di qualità e di “signorilità”.
Pena la revoca della concessione è inoltre obbligatorio il rispetto delle “visuali prospettiche”: il verde degli alberi deve essere sempre visibile dalla linea di battigia, così come da qualsiasi punto della strada litoranea si deve poter traguardare il mare, con l’unica eccezione delle costruzioni stabili, la cui architettura deve altresì riflettere il carattere elitario degli impianti.
L’uno dopo l’altro sorgono il Plinius, il Rex e La Pineta, ai quali, negli anni successivi, si affiancano altri stabilimenti più piccoli (il Duilio, il Belsito, la Lega Navale, il Dopolavoro del Ministero delle Comunicazioni e quello del Governatorato di Roma).
Il progetto del Plinius, che risale al 1933, è dell’architetto Leopoldo Botti, e prevede un grande edificio d’ingresso a terra e una rotonda, collegati da un pontile; alle due estremità del lotto sono inoltre inseriti due piccoli fabbricati adibiti a servizi.
Tutte queste costruzioni sono in muratura, con struttura in cemento armato; le cabine sono invece in legno e alla fine della stagione balneare devono essere obbligatoriamente smontate e riposte in appositi locali ricavati nel pontile.
L’edificio a terra, che è collegato alla strada litoranea da un’ampia scalinata, contiene al livello principale la biglietteria e gli uffici; il piano superiore è occupato da un grande salone rettangolare, mentre alla quota dell’arenile si trova una tavola calda.
L’edificio a mare è invece un grande salone-ristorante, che è circondato da una terrazza-belvedere dalla quale si origina una passerella lunga 38 metri e conclusa da una piattaforma.
Nonostante nelle terminazioni circolari scandite da pilastri del fronte verso il mare dell’edificio d’ingresso si noti ancora qualche retaggio delle modalità compositive più tradizionaliste, nella definizione dei prospetti, chiaramente desunti da modelli navali, così come i dettagli (le finestre a oblò, le ringhiere a tubi orizzontali), risulta evidente l’adesione dell’autore al nuovo lessico modernista, che si riflette anche nella notevole attenzione prestata agli aspetti tecnici e funzionali dell’impianto.
Lungomare Caio Duilio, 13